“Il tempo è denaro” recita un vecchio adagio. Ed è una massima sempre attuale e valida per l’azienda così come per le sue persone. Sebbene, lato dipendente, il fatto di avere più tempo venga visto prevalentemente come un’opportunità per conciliare lavoro e famiglia.
Quello che viene definito work-life balance, ossia il delicato equilibrio tra vita privata e lavoro, diventa dunque sempre più importante dal punto di vista del welfare aziendale e lo è sempre di più anche nel 2021.
Indice dei contenuti:
- Cos’è il work-life balance e come raggiungerlo
- Lo smart working e il work-life balance
- Esempi di aziende e work-life balance
- La “banca del tempo” di Intesa Sanpaolo
- L’integrativo di Lidl con ferie e rol
- Il time bonus che riconosce più tempo libero ai dipendenti
- I ticket welfare per il work-life balance
Prima però di vedere come work-life balance e welfare aziendale possano andare di pari passo è bene dare una definizione su cosa sia questo delicato equilibrio tra il lavoro e la vita privata.
Con queste 3 parole inglesi si intende la capacità di gestire in modo equilibrato sia il proprio lavoro che le relazioni con gli amici, con la famiglia ma anche il proprio tempo libero. Dobbiamo immaginare il lavoro da un lato e il resto dall’altro, come se fossero due piatti della stessa bilancia e in cui nessuno deve pendere troppo.
Ovvio che questo non può succedere sempre: se un team di tuoi dipendenti sta partecipando a una gara che ha una data di scadenza improrogabile, dovrà fare il massimo per onorare tale impegno.
Ma con una progettazione accurata di tutte le varie fasi si potrebbe prevedere che nessuno resti in ufficio fino a tardi o che, se questo succede, sia solo per pochi giorni e che comunque si compensi con un orario ridotto una volta che la gara è finita. Sono azioni che un’azienda può mettere in campo per dare un po’ di respiro ai propri dipendenti, come tante altre che vedremo successivamente.
Il work-life balance può dipendere dal periodo che si sta vivendo e pertanto non essere “fisso”, ma quel che conta è che da parte del dipendente, e grazie al supporto dell’azienda, ci sia la continua ricerca del benessere personale e la soddisfazione nei confronti del lavoro che si sta facendo.
Certo, per molti e per alcuni momenti dell’esistenza, non c’è confine netto tra lavoro e vita privata ma questo essere costantemente attaccati a un computer o sempre raggiungibili, a lungo andare non aiuta. Ecco perché ognuno dovrebbe trovare il suo equilibrio, ma una mano può venire anche “dall’alto”.
In Francia, per esempio, due sigle sindacali, CFDT (Confédération française démocratique du travail e CGC (Confédération Générale des Cadres) insieme alle associazioni di categoria, hanno suggerito di evitare l’invio delle email dopo le 18 (per chi lavora più di 35 ore settimanali) per proteggere la salute e il benessere dei lavoratori.
E questa, che era stata presentata come una legge, ma che in realtà non lo è, va comunque letta in un contesto molto più grande: a influire, in modo negativo o positivo, sul delicato work-life balance c’è anche la tecnologia.
I due termini messi sulla stessa riga sembrano quasi una scioglilingua, ma se lo smart working ha tanti benefici dati dalla possibilità, grazie alla tecnologia, di lavorare ovunque, a volte quell’ovunque si tramuta in un “sempre”.
Si è sempre connessi, sempre raggiungibili, non si riesce mai a staccare davvero o a godersi un momento senza dare un’occhiata allo smartphone per vedere se è arrivata la mail di risposta a un dubbio che avevamo o la conferma a un progetto.
A questo si aggiunge il fatto che con l’emergenza sanitaria sempre più persone hanno lavorato in smart working da casa e questo ha comportato che sale da pranzo, camere da letto, cucine ecc… si siano trasformate in… ufficio. E se la casa non è più solo il luogo in cui ci si rilassa e si lasciano fuori i problemi, va da sé che questo equilibrio vacilla ancora di più.
Ecco perché se lo smart working è un benefit aziendale, la tua impresa deve lavorare per prevedere un welfare a tutto tondo che favorisca anche il benessere dei dipendenti.
Inoltre per il lavoratore il work-life balance ha un’importanza crescente soprattutto quando deve affrontare diverse spese come: asilo nido, baby-sitting, istruzione dei figli, ripetizioni, assistenza di genitori anziani.
Cosa possono fare le aziende quindi? Ecco alcune case history di work-life balance all’interno del welfare aziendale.
Tra le misure previste in tema di conciliazione vita-lavoro dall’istituto di credito Intesa Sanpaolo c’è per esempio la “banca del tempo”. Si tratta di un servizio che consente a un dipendente di mettere a disposizione di un altro collega, sotto forma di permessi, alcune ore lavorative (pienamente retribuite dalla banca).
Ovviamente è uno strumento che nasce per supportare quei dipendenti che, per situazioni personali e familiari, serie e accertate, abbiano bisogno di permessi aggiuntivi. Ad alimentare la “banca del tempo” sono sia le donazioni del personale sia quelle effettuate dall’istituto di credito stesso.
Non solo Intesa Sanpaolo, ma anche fuori dal mondo bancario ci sono vari esempi Uno riguarda Lidl che nel marzo 2018 ha previsto l’istituzione della banca delle ferie e dei rol (riduzione orario di lavoro). Ciascun lavoratore può donare volontariamente a colleghi alcuni giorni di ferie e una quota di ore di permesso maturate e non godute che risultino nella propria libertà di gestione a cui si aggiungono ulteriori riconoscimenti aziendali.
Grazie a questo progetto, peraltro, nel 2019 Lidl ha ottenuto il titolo Best Workplace nella categoria Large Companies.
Il progetto lanciato in Ray Way si chiama “Time Bonus” ed è basato sul princìpio che si concede più tempo libero a chi se l’è meritato durante il periodo di servizio trascorso nell’impresa.
Attraverso questo meccanismo si garantiscono ore di permesso supplementari, retribuite, da utilizzare in modalità intera o frazionata in favore di quei collaboratori che si sono distinti per valori, comportamenti e qualità della performance.
Chiaramente ci sono limiti e regole da rispettare. Questi premi orari sono compatibili con altri riconoscimenti gestionali e non impattano sul consumo di ferie e permessi comuni, ma non sono in alcun modo monetizzabili.
Oltre a questi esempi, ci sono altre azioni che la tua azienda può mettere in campo per garantire il work-life balance. Per esempio, grazie ai voucher Ticket Welfare, per esempio, puoi dare la possibilità al tuo dipendente di frequentare una palestra o un corso di yoga o qualsiasi altra cosa che gli permetta di pensare anche alla propria vita privata.
Senza alcun anticipo di denaro ed entro i limiti previsti, potrà scegliere tra diverse strutture convenzionate o segnalare quelle di sua preferenza.
Un ottimo modo per dare il proprio contributo come azienda al raggiungimento di questo delicato equilibrio che è anche e soprattutto personale.
