Quando il welfare aziendale si prende cura del dipendente a 360 gradi

Cresce il valore e l’apprezzamento nei confronti del welfare aziendale per i suoi risultati positivi, sia per il benessere la qualità della vita dei dipendenti che per la produttività dell’azienda stessa.
Adottare strumenti di welfare è ormai un fenomeno diffuso in molte aziende e assume caratteristiche diverse a seconda delle differenti realtà, PMI o grandi aziende, ma anche a seconda del settore. Inoltre il welfare aziendale è diventato sempre più protagonista anche nei CCNL.
Tutto questo accade perché le imprese credono sempre più in una visione del lavoro che sappia mettere al centro le proprie risorse e i bisogni dei dipendenti, offrendo un supporto concreto alla sfera personale e familiare dell’individuo. Il che supera di gran lunga il fatto di concedere solo incentivi economici.
Se il welfare aziendale quindi è passato dall’essere un semplice strumento di integrazione della total reward costituito da servizi e benefit strutturati, quali sono i reali vantaggi per il dipendente e cosa può rientrare in un piano di welfare aziendale?
Vediamolo insieme.
La pandemia causata dal Covid-19 ci ha messo tutti a dura prova e per molti lavoratori le aziende sono diventate sempre più il luogo in cui trovare un sostegno efficace. Questo in particolare per le aziende di pubblica utilità che gestiscono servizi come acqua, ambiente ed energia le quali, anche durante il primo lockdown, hanno continuato a lavorare senza interruzioni.
Ma non solo queste tipologie di imprese: il welfare aziendale ha potuto dare e continua a dare supporto psicologico e pedagogico ai propri dipendenti.
Adottare un piano in tal senso può voler dire infatti prendersi cura a tutto tondo dei propri dipendenti.
Aspetto, poi, tutt’altro che trascurabile se si si pensa che, come dichiarato dal presidente del CNOP (Consiglio Nazionale dell’Ordine degli psicologi) David Lazzari a Il Foglio, il 51% degli Italiani monitorati periodicamente tramite l’Istituto Piepoli, ha un livello di stress tra 70 e 100 che è ovviamente il massimo.
Se si guarda al gennaio 2020, ossia prima della pandemia, la percentuale era del 30%. Disagio che, poi, è tutt’altro che trascurabile perché non riguarda solo il momento che stiamo vivendo, anzi, se non viene ridotto con interventi significativi può influire a lungo termine su salute e qualità della vita.
Proprio in questa direzione va un’iniziativa dell’Ordine degli psicologi della Lombardia che, nel giugno del 2020, consapevole di quanto le aziende possano fare in ottica welfare, ha dato vita a un progetto per cui i dipendenti dell’ente possono usufruire di un voucher annuale del valore di 1500 euro.
Un importo spendibile sia dal dipendente stesso che dai propri familiari in strutture private o attraverso singoli professionisti scelti dal lavoratore stesso.
Alla luce di tutto questo, le iniziative di welfare aziendale possono rappresentare un sostegno concreto per tutti quei lavoratori che hanno problemi psicologici o che più semplicemente vivono un momento di disagio, più o meno profondo.
Durante il 2020, per esempio, molte aziende hanno offerto il servizio di consulenza psicologica online attraverso piattaforme come Mindwork venendo così incontro alle esigenze anche di dipendenti che lavorano in smart working.
Nel piano di welfare aziendale possono poi rientrare il supporto pedagogico e pediatrico visto che tra i più colpiti dalla pandemia ci sono proprio i bambini. Non tanto in termini di contagio quanto per gli effetti sulla loro psiche e sul fatto di stare spesso chiusi in casa o di non poter vivere la loro socialità.
Sicuramente da questo punto di vista, un notevole contributo è arrivato dal fatto di poter utilizzare i voucher per le lezioni online dei figli, ma anche per acquistare computer, tablet ecc… con voucher come i Ticket Compliments® di Edenred. Un piano di welfare dunque può davvero supportare il dipendente a 360 gradi.
Lo abbiamo sentito dire spesso: tra i più colpiti dall’emergenza Covid-19 ci sono stati gli anziani che, specie nel primo lockdown, ma anche nel secondo, sono rimasti isolati e con un supporto limitato.
Il welfare si è rivelato un elemento chiave del rapporto tra persone e aziende anche da questo punto di vista e nei confronti dei cosiddetti caregivers, ossia di quelle persone che si prendono cura di familiari non autosufficienti.
Tra i servizi che il welfare aziendali ha offerto e può continuare a offrire ci possono essere le consulenze online, tutor per la presa in carico del familiare, ma anche disbrigo di attività domestiche, infermeria e fisioterapia a domicilio.
Inoltre, uno strumento a sostegno di un dipendente caregiver può essere il maggiordomo aziendale che può diventare utilissimo quando il dipendente non riesce a ritirare quel determinato documento o a pagare quel bollettino che gli serve per andare avanti con un pratica.
Le caratteristiche vincenti di questo tipo di welfare sono dunque: la semplicità di utilizzo grazie alle piattaforme di welfare e l’offerta di benefit utili alla famiglia, ai bisogni primari e a sostenere il reddito come per i fringe benefit che sono stati oggetto del raddoppio della quota di esenzione fiscale da 258,23 a 516,46 euro. Prima nell’agosto 2020 e poi nel maggio 2021 con il Decreto Sostegni.
Senza poi dimenticare poi quell’ulteriore sostegno al reddito che viene dai buoni acquisto per il carburante o la spesa.
Un’ulteriore conferma di come il welfare aziendale stia giocando e possa giocare un ruolo importante nella ripresa economica di aziende e persone.