Benessere e produttività sono le due parole chiave che caratterizzano le soluzioni di welfare aziendale volte a rafforzare il clima aziendale e aumentare le performance.
Ma cosa si intende quando si parla di welfare aziendale? Perché le aziende dovrebbero attivare dei piani in tal senso? E quali soluzioni possono scegliere? E come funziona il welfare aziendale?
Sono tutte domande a cui proviamo a rispondere in questo articolo, partendo con la definizione per poi vedere, via via, tutti gli aspetti del welfare aziendale.
Con welfare aziendale si intende l’insieme di tutte le iniziative e i piani messi in atto dal datore di lavoro per migliorare la qualità lavorativa e di vita del dipendente.
In questo modo, l’azienda o organizzazione che sia assume il ruolo di strumento funzionale per favorire il work-life balance del lavoratore e valorizzare il suo tempo libero e delle sue famiglie.
Dare una definizione univoca non è semplice perché, se è vero che è chiaro l’obiettivo del welfare aziendale, il come viene messo in atto può variare a seconda delle scelte che compie l’impresa
Si può decidere di rimborsare delle spese già sostenute dal lavoratore o di erogare in anticipo dei servizi e prevedere che questi non anticipi nessuna spesa.
Si può optare per entrambe le soluzioni welfare così come rientrano nel welfare aziendale tutti quei benefit aziendali originali quali sono, per esempio, il maggiordomo aziendale, la banca del tempo, la palestra, l’emeroteca e così via.
E questo si aggiunge ai benefit aziendali più conosciuti come i buoni pasto, gli incentivi per il tragitto casa-lavoro e per la mobilità sostenibile, la sanità integrativa e così via. Inoltre, anche lo smart working è stato considerato per molto tempo un benefit all’interno del welfare aziendale.
A dare una grossa spinta al welfare aziendale sono state la Legge di Stabilità del 2016, la Legge di Bilancio del 2017 e in parte anche quella del 2018.
Per quanto riguarda il 2016, la Legge di Stabilità ha previsto l’inserimento di una tassazione agevolata al 10% ai fini Irpef per i premi di risultato legati a incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione.
Inoltre, ha ridotto la tassazione a zero se il dipendente decide di convertire parte o tutto l’importo del premio in welfare. Ha poi modificato l’articolo 51 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) ampliando la gamma di servizi fruibili dai lavoratori in regime detassato.
La Legge di Bilancio del 2017 è andata nella stessa direzione e sostanzialmente ha esteso il campo delle agevolazioni riguardo ai premi di produttività aumentando i limiti di importo massimo agevolabile e di reddito per accedere all’agevolazione.
Inoltre, ha previsto la completa detassazione dei contributi destinati all’assistenza sanitaria integrativa e alla previdenza complementare anche se eccedenti i rispettivi limiti di legge.
Con la Legge di Bilancio del 2018 è stata inserita un’importante novità, un benefit cui abbiamo accennato prima: il datore di lavoro può rimborsare quanto speso dal dipendente.
Questo vale sia per il lavoratore che per i suoi familiari fiscalmente a carico e le somme di denaro previste dal datore di lavoro non hanno limiti. Nel caso del rimborso, il dipendente dovrà dimostrare la spesa.
Le Leggi di Bilancio del 2019 e 2020 non hanno invece previsto novità di rilievo e per quanto riguarda la Legge di Bilancio 2021, anche qui si aspettavano una conferma e una novità.
Non sono infatti stati approvati due emendamenti, uno relativo all’agevolazione fiscale per la mobilità green per i dipendenti che riguarda l’acquisto, il noleggio o la fruizione di mezzi di trasporto in modalità corporate sharing per una somma non superiore ai 1000 euro.
Così come non è stato dalla Legge di Bilancio per il 2021 l’aumento del tetto dell’esenzione fiscale dei fringe benefit da 258,23 euro a 516,46 euro deciso ad agosto dello scorso anno e per ora valido solo per il 2020. Cosa che invece è successo nel maggio 2021 con il Decreto Sostegni.
Lasciate da parte le leggi che comunque sono fondamentali per il welfare aziendale, vediamo cos’è un piano in tal senso e come attuarlo.
Il primo passo per lo sviluppo di un piano welfare è quello di effettuare alcune indagini per individuare i bisogni reali dei propri dipendenti attraverso questionari in forma anonima o interviste singole.
In questo modo si potranno delineare le necessità della popolazione aziendale per strutturare un paniere di flexible benefit di interesse e utili.
Tra i servizi a disposizione possiamo citare:
- servizi alla famiglia: asilo, mutui, previdenza, istruzione;
- servizi alla persona: palestra, sport, shopping, buoni benzina, divertimento;
- sconti, promozioni, convenzioni per l’accesso a beni e servizi.
Il secondo passo consiste nell’individuare un partner affidabile che possa erogare questo tipo di servizi attraverso una piattaforma welfare che sia conforme alla normativa e che offra flessibilità e autonomia per il dipendente insieme ad uno strumento di monitoraggio e analisi per il cliente. Come è per esempio Edenred con Easy Welfare.
Infine, l’iniziativa welfare deve essere comunicata e condivisa con i dipendenti attraverso un piano strutturato e delle azioni dedicate. Il tutto per renderli partecipi e spiegare in modo chiaro e mirato le funzionalità del piano e i vantaggi.
Per l’azienda un piano welfare di successo si traduce non solo in un risparmio fiscale, ma in una leva per creare soddisfazione e aumentare il benessere lavorativo e la produttività aziendale.
Da non dimenticare poi l’importanza dei benefit del welfare aziendale dal punto di vista dell’employer branding: un’azienda che viene così incontro ai dipendenti è un’azienda dove sempre più persone potrebbero voler lavorare.
Questo aumenta l’attrattività nei confronti di persone di talento, ma anche la cosiddetta employee retention, ossia la capacità di trattenere i dipendenti che tendono a restare anche grazie ai benefit che la tua azienda offre loro.
Il welfare lato dipendente offre sicuramente la possibilità di integrare il reddito e rispondere al divario salariale di genere. Inoltre si traduce in una concreta risposta ai bisogni di singoli e famiglie.
Nel 2021 questa componente integrativa e sociale del welfare appare ancora più importante e presente alla luce dell’emergenza sanitaria ed economica che ha interessato il Paese.
Il welfare aziendale può infatti contribuire a risolvere e risollevare la situazione in cui ci troviamo grazie alla sua capacità di sostenere contemporaneamente imprese e famiglie.
Inoltre, anche in ottica di responsabilità sociale d’impresa, aiutando i propri lavoratori, l’azienda dà un’enorme mano alla collettività.