Assistenza sanitaria integrata, buoni pasto, buoni acquisto sono solo alcuni dei benefit pensati per venire incontro alle esigenze dei dipendenti e che rientrano nel cosiddetto welfare aziendale.
Con queste due parole, come forse saprai, infatti si intendono quelle integrazioni alla retribuzione, non monetarie, che le aziende possono attivare per garantire il benessere dei lavoratori e affiancandosi, così, al welfare statale.
Integrazioni che influiscono sul potere d’acquisto del lavoratore e che hanno come obiettivo quello di migliorare la sua vita quotidiana, aumentando anche la sua produttività. Aspetti che ovviamente ricadono a cascata sull’azienda e che influiscono in ottica di brand reputation.
Ma quelli che abbiamo citato prima sono solo alcuni esempi di benefit aziendali, ecco perché in questo articolo faremo una carrellata su tutte le iniziative di welfare possibili che portano vantaggi ai dipendenti sì, ma anche alle loro famiglie. Oltre che alla tua stessa impresa.
Prima di entrare, però, nel merito, è bene ricordare quali sono le norme che regolano il welfare aziendale e i benefit connessi.
Sono gli articoli 51 e 100 del TUIR (Testo Unico Imposte sui Redditi) a individuare e regolare quei servizi che non costituiscono reddito da lavoro dipendente, ma che possono aiutare i dipendenti nella conciliazione vita-lavoro, ma dare anche un sostegno alla salute, alla formazione e così via.
Le leggi di stabilità del 2016, 2017 e 2018 hanno poi ampliato la possibilità di attivazione di piani di welfare aziendale grazie all’introduzione della possibilità di convertire in welfare i premi di risultato. Ma non solo: negli anni sono state inserite altre novità e definiti ancor meglio i “confini” del welfare aziendale, introducendo tra questi per esempio il trasporto pubblico.
Vediamo dunque cosa si intende per benefit aziendali e quali sono.
I benefit aziendali sono dunque una serie di beni e servizi che la tua azienda fornisce al lavoratore al di fuori dallo stipendio mensile previsto in busta paga. Rientrano all’interno di un piano di welfare aziendale, riguardano vari ambiti e sono di diverse tipologie.
Ecco quali:
- sanità: spese mediche sanitarie per il dipendente e i suoi familiari grazie all’assistenza sanitaria integrativa
- istruzione e formazione: spese scolastiche dei figli, da quando sono bambini fino all’università purché appunto abbiano come obiettivo l’istruzione (per esempio sì all’iscrizione al Conservatorio no al corso di karate)
- assistenza familiare: badanti per anziani non autosufficienti, prestazioni fisioterapiche e infermieristiche. Ma rientrano anche i servizi di baby-sitting e nidi aziendali
- trasporto pubblico: abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale per il dipendente ma anche per i familiari (coniuge e figli) in situazioni particolari;
- viaggi: voli, hotel, pacchetti vacanza;
- cultura & tempo libero: attività culturali come cinema, spettacoli e concerti
- previdenza: versamenti al fondo di previdenza complementare aziendale e/o privato a cui il dipendente è iscritto;
- sport e benessere: sport, fitness e attività relax (convenzioni con palestre, ma anche palestre aziendali, corsi di yoga ecc…);
- buoni acquisto: il dipendente può utilizzarli attraverso un’ampia rete di esercizi convenzionati per lo shopping, la spesa al supermercato e carburante. Come per esempio i Ticket Compliments®;
- buoni pasto: rientrano tra le prestazioni che sostituiscono la mensa come i Ticket Restaurants®;
- mutui e finanziamenti: rimborso degli interessi passivi.
Quando si parla di benefit aziendali, bisogna inoltre fare una differenza tra i fringe benefit e i flexibile benefit.
I fringe benefit sono i cosiddetti benefit “marginali”, ossia beni e servizi che vengono concessi dal datore di lavoro in modo discrezionale anche ad personam.
Qualche esempio di fringe benefit? L’auto aziendale, il computer, lo smartphone aziendale e così via, solo per dirne alcuni. Si tratta dunque di compensi che fanno parte di quelle soluzioni alternative al reddito pertanto sono soggetti a tassazione agevolata.
La soglia di esenzione è per il 2021 passata da 258,23 euro a 516,46 euro. Oltre questa soglia, questi beni concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente.
I flexible benefit sono esonerati totalmente da imposte e contributi senza limiti di importo, quindi non incidono sul reddito del lavoratore, ecco perché c’è chi decide di convertire il premio di risultato in flexible benefit.
Sono tutti quei servizi che la tua azienda può attuare per migliorare il work-life balance del tuo lavoratore e che possono avere una ricaduta sulla famiglia e sulla vita personale del dipendente.
Per fare qualche esempio: sono flexible benefit i corsi di lingue, il servizio di baby sitter, i rimborsi degli abbonamenti al trasporto pubblico e così via.
I benefit aziendali possono essere concessi tramite 3 diverse modalità definite dalla normativa welfare a seconda della natura del servizio:
- rimborso: il dipendente anticipa la somma di denaro e carica sul portale giustificativi, ricevute, scontrini delle spese che vuole portare a rimborso. Valgono anche se i giustificativi riguardano anni precedenti, purché le spese non siano state già portate in detrazione tramite il 730 dal lavoratore;
- acquisto: il dipendente non anticipa denaro, ma usufruisce delle prestazioni tramite la piattaforma generando voucher e/o buoni acquisto da consegnare direttamente all’esercente al momento del pagamento;
- versamento: il dipendente decide se versare una parte o l’intera somma presente sul Conto Welfare al Fondo Previdenziale al quale è iscritto. È inoltre possibile, se previsto dal regolamento aziendale, effettuare versamenti alla Cassa Sanitaria per la copertura delle spese.
Ma quali sono i benefit che i lavoratori apprezzano di più? Sembra che i dipendenti apprezzino molto di più quei beni e servizi che permettono di conciliare vita professionale e vita privata. Tra questi ci sono la possibilità di avere la lavanderia o la palestra vicino all’ufficio o all’interno di esso.
Chi ha famiglia apprezza sicuramente i nidi aziendali e gli spazi dedicati ai figli, ma anche gli orari flessibili di entrata e uscita e lo smart working.
Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Easy Welfare Edenred 2021 per la composizione della spesa legata ai flexible benefit si dà, poi, un peso importante all’istruzione. A dimostrazione di quanto un benefit simile sia un supporto concreto alla vita familiare del dipendente.
In un anno molto particolare com’è stato il 2020, l’istruzione, insieme a previdenza e sanità, ha rappresentato il 50% dei volumi di spesa complessivi, anche se leggermente in ribasso rispetto al 2019.
Perché la tua azienda dovrebbe pensare a un piano di welfare e ai benefit annessi? I motivi possono essere i più svariati, tra questi ne individuiamo 4 che, a nostro avviso, non dovresti trascurare:
- i benefit aziendali ti avvicinano al tuo lavoratore e ti permettono di dare il tuo contributo nel migliorare la sua vita quotidiana. Ecco perché è bene ascoltare le sue esigenze e capire come puoi sostenerlo grazie a benefit adatti a lui;
- sono un riconoscimento concreto del lavoro dei tuoi dipendenti, un’integrazione dello stipendio, utilizzabile per le spese personali e familiari, che garantisce un aumento del potere d’acquisto;
- aumentano l’attaccamento all’azienda: ogni persona che si sente considerata e sostenuta nelle incombenze quotidiane o in situazioni delicate dal punto di vista della salute o della gestione familiare difficilmente lo scorda;
- migliorano l’employer branding e rendono la tua azienda un posto dove le persone vogliono venire a lavorare. Oltre a essere un modo per conquistare i dipendenti, sono un modo per attrarre candidati attivi, ma anche passivi (ossia chi non risponde ad annunci né invia CV perché è già occupato).
Quanto al perché convengono, c’è poi l’aspetto fiscale: si possono, grazie ai benefit, ottenere importanti vantaggi fiscali in quanto sono deducibili dal reddito d’impresa.