Nel corso degli ultimi 40 anni il buono pasto è diventato parte integrante del patrimonio sociale della pausa pranzo e ha acquisito una forte valenza socio-economica in grado di far evolvere gli stili alimentari e sostenere l’economia locale.
Apprezzato da aziende e lavoratori, fin dalle sue origini, ha portato benefici a tutti gli attori del sistema: alle aziende che ottimizzano i costi di gestione di una mensa aziendale, alle famiglie che hanno un sostegno al loro potere di acquisto e al territorio, in cui si incentivano i consumi.
Ecco perché il buono pasto può essere considerato la prima forma di welfare, un benefit che le aziende non dovrebbero cessare di erogare, soprattutto in un periodo di emergenza sanitaria ed economica, in quanto corrisponde a una mensilità in più rispetto allo stipendio medio.
In un momento in cui le famiglie sono propense al risparmio, strumenti come i buoni pasto sono importanti perché drenano risorse sui consumi e possono favorire la ripresa dei settori più colpiti dalla crisi economica, tra cui la ristorazione.
È importante dunque il riconoscimento dei buoni pasto anche ai lavoratori in smart working e, soprattutto, durante lo “smart working emergenziale”. Questo per garantire equità di trattamento tra dipendenti e collaboratori e aumentare la possibilità di consumare pasti completi ed equilibrati in pausa pranzo, senza vincoli di orario, di luogo o fruizione.
La fase di lockdown ha rappresentato un’accelerazione nello sviluppo della digitalizzazione attraverso soluzioni in grado di offrire un beneficio concreto e rispondere alle reali esigenze di persone, famiglie e ristoratori.
I buoni pasto sono diventati, in molti casi, completamente digitali, fruibili senza alcun supporto fisico. Sono quindi adatti sia per chi lavora da casa, che per chi lavora in ufficio. Si possono utilizzare nei punti vendita tradizionali e online.
Nel periodo post lockdown si è registrato uno svuotamento dei centri dovuto allo smart working, sempre più attuato dalle aziende, e al calo del turismo, diventato pressoché assente. Nella speranza di una riapertura graduale ma progressiva, attraverso il buono pasto è stato possibile supportare i ristoratori nella proposta di un’offerta online.
Resta fondamentale il rientro graduale in ufficio, sempre in totale sicurezza. Si andrà incontro ad un modello misto che prevede giorni di presenza in ufficio e giorni di smart working, in cui il buono pasto deve restare un diritto del lavoratore.
Essendo un fondo pre-finalizzato destinato al consumo di prodotti alimentari, è chiaramente un contributo alle famiglie per soddisfare il bisogno primario dell’alimentazione, non può essere risparmiato e quindi rappresenta uno stimolo ai consumi nel settore alimentare.
In questo momento è dunque importante aiutare l’economia del Paese, incentivando la spesa delle famiglie e indirizzandola verso gli attori economici locali che maggiormente sono stati colpiti dalla crisi. L’uso dei buoni pasto è, dunque, un mezzo fondamentale per la ripartenza dell’economia.